L'Angolo del Veterinario 


Accenni sulle patologie più ricorrenti nel
        Basset Hound
            Dr. Gennaro Bruno Scotti
            Medico Veterinario
            Allevamento amatoriale Bass Scott
  
              Il Basset Hound rappresenta una razza assai robusta  tuttavia, come per tutte le altre razze canine selezionate, spesso si riscontrano  patologie ricorrenti. Tra queste le più importanti sono:

La Protrusione della ghiandola della terza palpebra
            
La  protrusione, o prolasso, della terza palpebra, è una condizione frequente nella  razza Basset Hound, associata ad un aumento di dimensione della ghiandola data  da cause sconosciute, ma in cui si riconoscono fattori predisponenti su base  ereditaria e anatomica-funzionale  tipici  della razza. Come possibili cause di patologia sono annoverate, le adeniti  primarie e secondarie della ghiandola, ovvero infiammazioni della stessa,  anomalie dell’attacco fasciale che la sostiene o infezione da parte di  microrganismi patogeni. Le razze che appaiono essere maggiormente predisposte  sono i Beagle, i Cocker, i Basset Hound ed in generale tutti i brachicefali  come il Bull Dog inglese e francese; spesso la patologia compare in soggetti  giovani, con età inferiore ad un anno.
    Anatomia e Fisiologia.
     La terza palpebra origina come una plica  triangolare della parte ventro-mediale della  congiuntiva, ed è in grado, durante la  retrazione del globo,di coprire interamente in modo passivo la faccia anteriore  della cornea per la sua protezione. Appare lievemente visibile a livello di  canto mediale palpebrale, pigmentata o meno a livello di tale margine libero, e  risulta formata da una parte cartilaginea, a forma di “T”, che ne conferisce la  rigidità, da una ghiandola sierosa che è situata tra le due braccia corte della  cartilagine stessa, che contribuisce   alla formazione del 40 % delle lacrime e da due facce e un margine  libero, una bulbare rivolta verso il globo oculare e una palpebrale rivolta  verso la palpebra inferiore, le quali confluiscono nel margine libero. Sono  presenti anche follicoli linfatici e dotti escretori della ghiandola sulla  superficie bulbare, mentre la vascolarizzazione è assicurata da rami  dell’arteria mascellare interna.
Clinica
    I pazienti vengono di solito riferiti  per l’evidenza di una massa protrudente dietro la terza palpebra, a livello di  canto mediale dell’occhio, più o meno infiammata, con segni di scolo oculare,  eccessiva lacrimazione e irritazione congiuntivale. La condizione è facilmente  identificabile, può essere monolaterale o bilaterale, e nella diagnostica  differenziale dev’essere differenziata da neoplasie della ghiandola (adenoma,  adenocarcinoma), neoplasie della terza palpebra ( fibrosarcoma e carcinoma  squamo cellulare ), ipoplasia dei follicoli linfatici, congiuntivite plasmatica  e malformazioni ereditarie quali l’eversione cartilaginea.
Terapia
    Benchè siano state descritte tecniche  di rimozione totale della ghiandola prolassata, tecniche di dissezione del  margine posteriore e tecniche di riposizionamento della stessa, queste ultime  sono raccomandate per ridurre l’incidenza della cheratocongiuntivite secca, che  potrebbe derivare da una carenza della lacrimazione funzionale dovuta alla  rimozione della ghiandola o alla continuazione dei suoi dotti. Pertanto la  terapia chirurgica ha lo scopo di riposizionare la ghiandola oltre il margine  libero della terza palpebra, di preservare la motilità e i dotti escretori. A  questo scopo si possono utilizzare due tecniche:
 I vantaggi e gli svantaggi della prima tecnica  riguardano indicazioni per protrusioni più estese e croniche ma una diminuzione  della motilità della terza palpebra, mentre   quelli della seconda tecnica implicano l’utilizzo in animali giovani e  con forme lievi, ma anche un possibiledanno ai dotti escretori ghiandolari.
      Tecnica di Ancoraggio
      Con l’animale in anestesia generale e  decubito laterale, la terza palpebra viene esteriorizzata e si provvede ad  inserire l’ago nella superficie esterna, verso l’interna,passando intorno alla  cartilagine aa “T” ed emergendo a livello di margine libero,continuando verso  l’altro braccio della “T” sullo stesso margine libero e, di seguito,inserendo  l’ago nuovamente sulla superficie esterna; infine si ancora la sutura alla congiuntiva  del fornice ventrale e al periostio.
           
      
      Tecnica di Morgan; Tasca della Mucosa
      Con l’animale in anestesia generale e  decubito laterale, si applicano i divaricatori per ottenere la massima  esposizione. Per ridurre la ghiandola si afferra la terza palpebracon due pinze  traumatiche e si effettuano due incisioni di   1 cm. circa sulla superficie bulbare, ventralmente e dorsalmente alla  ghiandola. Si procede scollando la mucosa dalla sottomucosa sottostante con  forbici di Metzembaun, si riposiziona la ghiandola all’interno della tasca  formata e si applica una sutura continua con materiale assorbibile per la  chiusura della stessa. In alternativa si può scarificare la congiuntiva  sovrastante la palpebra ed eseguire una sutura a borsa di tabacco  riposizionando la ghiandola. Al termine si provvede a suturare in un unico  punto di ancoraggio la terza palpebra al fornice anteriore e al periostio  orbitale.
                  
   
Trattamento post operatorio e  Prognosi
    Si deve applicare per più volte al  giorno e per 5-7 giorni una pomata antibiotica con o senza un cortisonico  aggiunto; si deve tenere sotto controllo per motilità,  recidive o distorsione della terza palpebra.  La prognosi è buona se la protrusione è acuta e lieve, mentre in casi cronici  vi è un’alta incidenza di recidiva. L’insorgenza della cheratocongiuntivite  secca dopo la tecnica di Morgan è del 14 %, sensibilmente inferiore  all’incidenza della stessa con la tecnica di rimozione totale della ghiandola.
    Bibliografia: Chirurgia dei Piccoli Animali  (T.W.Fossum Terza edizione)
    Textbook of Small anumal Surgery (Slatter Third edit)
    Small Animal Ophthalmology

L’Otite esterna nel Basset Hound
      
Le otiti esterne rappresentano una delle affezioni più frequenti che un amante di questa razza può trovarsi ad affrontare: la particolare anatomia delle orecchie infatti, lunghe pendenti e dalla conformazione ristretta, rappresenta uno dei principali fattori predisponenti allo sviluppo di questa patologia. Con il termine otite esterna s’intende un processo infiammatorio che interessa il padiglione e il condotto uditivo esterno. L’infiammazione di queste strutture produce una cascata di eventi che rende l’orecchio un ambiente favorevole alla moltiplicazione dei micro-organismi patogeni e riduce progressivamente l’ampiezza del meato uditivo. Le razze più colpite oltre il Basset Hound, sono quelle con orecchie pendule (es.: Cocker Spaniel) e quelle con abbondante pelo nelle orecchie (es. Barbone)

      Anatomia  e Fisiopatologia
        L’orecchio  è l’organo sensorio deputato alla ricezione e trasformazione dei suoni ed è  composto da tre compartimenti: orecchio esterno, medio ed interno. L’orecchio  esterno è la porzione esterna alla membrana timpanica; è costituito dal canale  auricolare esterno e dalla sua estensione cartilaginea, il padiglione  auricolare; queste strutture hanno la funzione di convogliare le onde sonore.  In queste aree  la cute è molto sottile  e, nella posizione esterna del canale, presenta una notevole quantità di  follicoli piliferi e ghiandole sebacee e ceruminose. Il condotto uditivo è  normalmente abitato da batteri, ma umidità e temperature elevate possono  promuovere un ambiente umido dentro l’orecchio consentendo la  macerazione del rivestimento epiteliale e la  conseguente colonizzazione batterica secondaria ( Pseudomonas e Proteus).  L’infiammazione è inoltre accompagnata da edema, infiltrato di cellule  infiammatorie e da una  maggiore  produzione di cerume. Nell’otite esterna l’evento scatenante può essere  rappresentato da un singolo agente causale oppure il risultato della  concomitanza di più fattori. Soltanto un iter diagnostico-terapeutico scrupoloso  può consentire di identificare tutti i fattori che hanno determinato o/e  contribuito allo sviluppo dell’otite. Si utilizza quindi uno schema di  classificazione eziologica che suddivide le cause di otite esterna in:
        Fattori  Predisponenti:aumentano il rischio che l’otite  esterna si sviluppi e comprendono la conformazione anatomica dal padiglione  auricolare, i fattori climatici, la quantità di   peli nel condotto uditivo e le patologie ostruttive;
        Cause  Primarie: in grado , da sole, di causare  otite esterna; comprendono parassiti come gli acari delle rogne otodettiche,  sarcoptiche e demodettiche, le patologie allergiche (atopia, da contatto,  alimentare,) i difetti di cheratinizzazione (idiopatici o secondari es.  ipotiroidismo), i corpi estranei (es. spighe)e  i disordini ghiandolari ( iperplasia delle ghiandole sebacee);
        Cause  secondarie: causano l’otite in un orecchio già  anormale o contribuiscono all’instaurarsi dell’otite assciandosi ad uno o più  fattori predisponenti; comprendono batteri (S. intermedius, Pseudomonas spp. e  Proteus spp), lieviti ( M. Pachydermatys) reazioni irritative da contatto;
        Fattori  Perpetuanti:ostacolano la guarigione  dell’otite: edema e fibrosi, alterazioni della membrana timpanica, otite media.

Clinica
      I  segni clinici che si riscontrano inizialmente sono la presenza di un abbondante  essudato nel padiglione e nel canale auricolare dovuto ad un aumento della  produzione di cerume, eritema, croste, forfora, alopecia ed escoriazione con  odore sgradevole e prurito, accompagnati da scuotimento della testa. In  seguito, se non trattati, i pazienti possono presentarsi a testa bassa, con  essudato, dolorabilità, canale uditivo esterno inspessito o addirittura  ostruito. Si renderà allora necessario eseguire un esame otoscopico per  valutare il coinvolgimento del canale uditivo e della membrana timpanica. La  diagnosi definitiva prevede l’esame citologico dell’essudato raccolto nel corso  dell’esame otoscopico contestualmente ad un esame dermatologico, poiché le  affezioni della cute possono essere una   causa primaria e il Basset Hound, per la sua anatomia, ne è  frequentemente colpito.
      Terapia
      L’approccio  terapeutico presenta tre punti cardine, che devono essere tutti rispettati,  pena uno scarso risultato:
      *Pulizia  del condotto uditivo esterno.
      *Risoluzione  dello stato infiammatorio- infettivo (terapia medica).
      *Controllo  di eventuali recidive ( risoluzione della causa scatenante, prevenzione dei  fattori predisponenti e risoluzione dei fattori perpetuanti se presenti).
      La  gestione di un’otite acuta di prima insorgenza prevede:
      1-L’identificazione  della causa primaria ( eliminazione di corpi estranei, trattamenti di  otocariasi);
          2-L’identificazione  di un ‘eventuale otite media (presente nel 16% dei casi di otite esterna);
          3-La  pulizia del condotto uditivo esterno per visualizzare il condotto e lo stato  della membrana timpanica e per eliminare   i detriti che potrebbero diminuire l’efficacia della terapia locale;
          4-Una  terapia locale appropriata basata sull’esame citologico e per un periodo minimo  di 15 giorni;
          5-Prospttare  eventuali ricadute (causa primaria non identificata, es. dermatite allergica o  fattori predisponenti non identificati e di conseguenza  controllati, es. l’abitudine al nuoto,  padiglioni penduli, pulizia inadeguata);
          6-Riesaminare  il paziente al termine della terapia.
          E’  consigliata la terapia locale in quanto quella sistemica non permetterebbe un  adeguato raggiungimento della concentrazione locale di farmaco necessaria.
          La  maggioranza dei prodotti commerciali per uso topico contengono più di un  ingrediente attivo, cioè un’associazione fra un antibiotico, antifungino e un  antinfiammatorio con diversi emollienti ( es. glicole propilenico, glicerina,  polietilenglicole, olio vegetale e animale). Se inveceil paziente presentasse  otite cronica, cioè presente da più di tre mesi:
          1-L’identificazione  di una eventuale otite media (presente nell’83% dei cani con otite esterna  cronica); a questo scopo è molto importante riuscire a valutare lo stato della  membrana timpanica.
          2-Una  terapia locale, con o senza una terapia sistemica, appropriata (basata  sull’esame citologico) per un periodo minimo di un mese.
          3-Riesaminare  il paziente a fine terapia.
          4-Se  persistente occorre identificare la causa sottostante: controllo della funzionalità  tiroidea,segni cutanei compatibili con difetti di cheratinizzazione primari o  squilibri degli ormoni sessuali, protocollo diagnostico per la dermatite  allergica.
          La  terapia sistemica con antibiotici o cortisonici è indicata nei casi cronici con  alterazioni del tessuto (ulcere ed erosioni), che suggeriscono un’infezione  profonda, o con alterazioni progressive causanti stenosi del condotto uditivo.  Nel caso in cui un’otite media non sia stata esclusa del tutto non devono  essere utilizzati prodotti ototossici ( es. glicole propilenico), perché  potrebbero diffondersi attraverso la membrana timpanica lesionata e danneggiare  le strutture interne dell’orecchio.
          Prognosi
          L’esito  della patologia è strettamente legato alla causa primaria: in generale se questa  è facilmente identificabile ( scarsa pulizia, parassitosi) e la terapia è  precoce può essere facilmente risolvibile, mentre è diverso quando la causa  sottostante sia difficilmente identificabile (dermatiti) o l’otite venga  trascurata e diventi forma cronica. E’ quindi necessario controllare e pulire  periodicamente le orecchie al proprio Basset, in modo da ridurre l’accumulo di  residui e cerume e controllare che non vi siano alterazioni.
          Bibliografia
          -T.Fossum,  Chirurgia dei Piccoli Animali
          -Atti  SIDE 2005, Otite esterna e media del cane e del gatto
          -Anjop J.Venker-van Haagen, Ear,  nose,throat…
